La memoria dell'acqua:
un mito moderno dell'Omeopatia.

di Mario Campli


Suscitò scalpore nel giugno 1988 la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature di un articolo di Jacques Benveniste, dal titolo, misterioso ed esotico per i non addetti ai lavori, che in italiano suona pressappoco così: "Degranulazione dei basofili umani scatenata da un antisiero molto diluito anti-IgE" ("Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE", Nature, n.333, 1988, pp. 816-818).

Il significato di questo lavoro non è però così difficile da comprendere. Esiste una categoria di cellule del sangue, i granulociti basofili, che al loro interno contengono istamina, la sostanza che determina i sintomi delle allergie, e alla loro superficie presentano un particolare tipo di anticorpi, le IgE. Questi anticorpi reagiscono a svariati tipi di sostanze provocando la liberazione dei granuli di istamina. Ad esempio, nel raffreddore da fieno, quando il polline (l'allergene) reagisce con le IgE superficiali dei basofili, questi liberano istamina, determinando i sintomi della rinite allergica. Lo stesso fenomeno si verifica anche in provetta, se i granulociti basofili vengono messi in contatto con una sufficiente quantità di allergene.

Nell'esperimento proposto da Benveniste si dimostrava la degranulazione dei basofili messi in contatto con soluzioni molto diluite di allergene: accadeva che soluzioni talmente diluite da essere praticamente prive di allergene erano nonostante ciò ancora capaci di provocare la liberazione di istamina da parte dei basofili. Nell'articolo non veniva proposta una vera e propria spiegazione, ma si ipotizzavano fenomeni "metamolecolari" di trasmissione di informazioni dal soluto (l'allergene) all'acqua (il solvente) che avrebbero giustificato gli effetti biologici in assenza di molecole di allergene: in poche parole, l'acqua avrebbe conservato "memoria" delle molecole in essa disciolte, e questa informazione sarebbe stata sufficiente a determinare sui basofili gli stessi effetti della soluzione di allergeni.

Simili dati erano talmente sconvolgenti da suscitare l'incredulità di molti scienziati, compresi alcuni membri del comitato di controllo della rivista Nature, che avevano vagliato l'articolo ed erano poco propensi alla sua pubblicazione. Le proteste di Benveniste su una eventuale censura spinsero ad una soluzione di compromesso, e così il lavoro uscì sulla rivista accompagnato da una nota della redazione: vi si annunciava che, con la collaborazione dello stesso Prof. Benveniste, alcuni osservatori qualificati avrebbero assistito ad una ripetizione dell'esperimento ed avrebbero pubblicato un rapporto in merito a questi risultati apparentemente inesplicabili, che sfidavano il "buon senso" scientifico.

Sul numero successivo della prestigiosa rivista, infatti, nel mese di luglio, uscì l'articolo "Gli esperimenti ad alta diluizione: una delusione" ("High-diluition experiments: a delusion", Nature n. 334, 1988, p. 287), a firma dello stesso direttore di Nature, John Maddox, di James Randi, l'uomo che aveva smascherato i presunti poteri paranormali di Uri Geller, e di Walter Stewart, che per anni si era occupato di frodi scientifiche e controlli per la conduzione degli esperimenti scientifici. Tale rapporto dimostrava che le conclusioni del team di Benveniste erano la conseguenza di errori sistematici, esperimenti mal condotti, selezione dei risultati. Né Benveniste, né alcun altro scienziato in nessun altro laboratorio al mondo, infatti, è mai riuscito a riprodurre gli stessi risultati in condizioni di esperimento rigorosamente controllate. Naturalmente i fautori dell'omeopatia "dimenticano" la falsità e la irriproducibilità di questo esperimento, che riesce solo con la fantasia, e a tutt'oggi continuano a citare la "memoria dell'acqua" come un meccanismo accertato per dare conto delle loro strabilianti affermazioni sulla efficacia dei rimedi omeopatici, facendosi forti delle poche settimane di celebrità del primo articolo di Benveniste, che per qualche tempo (fino alla pubblicazione della smentita) godette di grande evidenza sui mezzi di informazione. Pari evidenza, chiaramente, non fu concessa alle voci che in seguito demolirono questa vera e propria frode scientifica se ancora oggi presso alcune fasce del grande pubblico la "memoria dell'acqua" appare un fenomeno plausibile o credibile.


Mario Campli
Medico Chirurgo
Specialista in Chirurgia d'Urgenza e Pronto Soccorso