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Il cloramfenicolo

"Gli esperimenti sugli animali hanno mancato di predire gli effetti collaterali dei farmaci con tragiche conseguenze [...] Il cloramfenicolo... che aveva superato i test animali come farmaco sicuro [...] causò disturbi ematologici letali"
Bitter Pills - opuscolo della National Anti Vivisection Society

L'antibiotico cloramfenicolo produce in casi molto rari (stimati tra 1/58.000¹ e 1/75.000²) una grave alterazione del sangue, l'anemia aplastica, che può risultare letale (circa 1/76.000 casi¹). La rarità del problema è evidentemente dovuta a fattori predisponenti assolutamente sporadici, su base genetica, che non sono emersi nel corso della sperimentazione sugli animali, ma nemmeno nella sperimentazione clinica sull'uomo, che ha incluso molte migliaia di volontari. In questo caso solo la sperimentazione clinica di IV livello (cioè la "farmacovigilanza" che si instaura dopo la commercializzazione del farmaco, quando questo viene somministrato a centinaia di migliaia, o addirittura milioni di pazienti) è in grado di far emergere simili rari effetti avversi.

Peraltro, grazie alla farmacovigilanza, è possibile valutare il rischio di simili effetti avversi, e paragonarlo al rischio che il singolo paziente corre nel non utilizzare il medesimo farmaco: ad esempio, sebbene oggi è noto il (raro) rischio di anemia aplastica indotta dal cloramfenicolo, questo antibiotico resta il farmaco di scelta per trattare alcune infezioni particolarmente gravi e insidiose come quelle causate da Haemophilus influenzae o la febbre tifoide, oltre ad infezioni localizzate a livello oculare e auricolare(^3,4,5) e viene pertanto tuttora commercializzato in molti paesi del mondo, inclusi l'Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America.

Ultima modifica della pagina: 30 dicembre 2012
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